Gabriella Dal Lago,
"Cuoghi Corsello",
in AAVV Fuori,
Treccani, 2020,
(catalogo).

 

 

 



Monica Cuoghi, Mantova 1965
Claudio Corsello, Bologna 1964
Vivono a Bologna

La pratica di Cuoghi Corsello prende forma dagli anni Ottanta sui muri di Bologna, dove i due artisti sperimentano il graffitismo e i tag come gesti di riappropriazione visiva
degli spazi della città. È in questi anni che l'oca Pea Brain invade i muri di Bologna e diventa un mezzo per riprendere possesso dello spazio urbano ma anche un segno in grado di costruire una comunità. L'opera di Cuoghi Corsello si manifesta dentro e fuori gli spazi deputati all'arte, dando vita a una stratificazione di linguaggi, modalità di lavoro, materiali da cui prende forma una ricerca personalissima e molto coerente. Il mondo che ci circonda viene dissacrato e ripensato attraverso uno sguardo aguzzo e ironico e la creazione di un'alternativa immaginifica popolata di icone che, facendosi ricorsive, generano una nuova grammatica. Quella di Cuoghi Corsello è una pratica artistica totale, radicalmente intrecciata alla loro vita privata. Presentandosi non come un duo artistico - la 'e' congiunzione tra i due nomi decade, procedendo a un accostamento in asindeto - bensi come un nuovo organismo/identità, il lavoro di Cuoghi Corsello espande i confini dell'azione artistica al loro modo di abitare i luoghi e di riattivarli tramite occupazioni che, dal 1994 al 2006, trasformano spazi industriali abbandonati e marginali in studi d'artista e contemporaneamente in dimore temporanee. L'atto dell'occupazione raccoglie intorno a Cuoghi Corsello una comunità reattiva e riunita ma non viene vissuto collettivamente, piuttosto con il rimando a una dimensione domestica e intima. La cura dei luoghi occupati passa attraverso la creazione di una quotidianità e di una ritualità che vivifica gli spazi dismessi e trasforma l'ambiente intero in una grande opera che risponde esteticamente ed eticamente non solo alla ricerca, ma anche al desiderio e al progetto di vita degli artisti. Il lavoro realizzato in occasione di FUORI si inserisce nel solco della produzione di moquette avviata nel 2002 e nata da un'indagine sull'immagine fotografica. Il tappeto per esterni di grandi dimensioni presente in mostra si srotola come un papiro, una sacra scrittura che si offre solo parzialmente agli occhi dei visitatori. Sulla sua superficie sono dipinte, attraverso un procedimento che ricorda quello del cadavre exquis, immagini e soggetti suggeriti dalle circostanze durante l'atto pittorico, e tratti da immagini scattate dagli artisti stessi. Un grande uccello nero guarda in direzione delle immagini che si srotolano insieme alla moquette e che raffigurano Bimbambola, Ombra, la dolce rosa Na, figure che emergono dalla luce o che lasciano solo delle tracce, sagome indefinite o elementi pittorici realistici. L'utilizzo della vernice spray, che ricorda la pratica del writing con le sue raffinatezze tecniche, lascia una traccia eterea sulla superficie blu scura. La leggerezza della verniciatura, il suo carattere velato, quasi estemporaneo, contrasta con la pesantezza della moquette che pure si stacca da terra per occupare lo spazio, disegnando linee sinuose, curvandosi su sé stessa.

GDL