Vanni Masala,
"Non è un papero. Svelato il mistero dei graffiti",
l'Unità Bologna
, 29 luglio 1990,
(quotidiano).

 

 



UNA STORIA BOLOGNESE

I muri della città «istoriati» progressivamente da una figura stilizzata di animale
Due disegnatori che amano «lasciare il segno». E l'autrice ci dice che...

Non è un papero. Svelato il mistero dei graffiti

Nome: Oca. Segni particolari: tanti. Residenza: i muri di Bologna, tutti. Da un po' di mesi la città è invasa da centinaia di disegni raffiguranti un'oca. Piccole, grandi, simpatiche e ubriache, le oche hanno suscitato la curiosità di tutti. Molti già le amano. Dopo faticose indagini, siamo riusciti a trovare l'autore, anzi l'autrice. E una giovane disegnatrice. Il suo nome di battaglia è Pea Brain. Il suo obiettivo, fare di Bologna una «ocopoli».

VANNI MASALA

BOLOGNA, «Guarda mamma, c'è un papero», dice il bambino trascinato per mano sono il portico. «Dai, cammina» risponde la madre anche lei attirata da quello strano essere disegnato con uno spray azzurro. E solo una delle tante scenette che si possono gustare appostandosi presso i disegni di Pea Brain. Ma chi è Pea Brain?
«Anzitutto una precisazione: non si tratta di un papero, ma di un'oca ». In una casetta ai margini del centro storico boIognese cadono gli ultimi veli di un piccolo mistero che negli ultimi tempi ha suscitato la curiosità della cittadinanza.
Una brunetta riccia e simpatica confessa: «Sì, sono io che la notte popolo i muri di Bologna con la mia creatura. Ma vi prego, non rivelate il mio nome, ho tanta paura che mi multino. e non ho soldi». Al suo fianco, su un largo divano sta «Cane cotto», suo partner nell'operazione Oca e nella vita, non solo artistica.
I «due dell'oca felsinea» hanno 25 anni («Ma ogni artista ne ha dieci di meno», ribadiscono), e sono responsabili dei graffiti che, come una decina d'anni fa col caso Zomas (il grafomane murario che ebbe risonanza in tutto il paese), stanno scatenando la fantasia di quanti sfidano il caldo amazzonico della città.
Pea Brain (letteralmente cervello-pisello o cervellino) e Cane Cotto, armati di spray gessetti e pennarelli, escono di notte e sistematicamente, con in mano una cartina di Bologna, da due anni perseguono il loro «folle» progetto: coprire ogni via della città per trasformarla in «ocopoli».
La prima domanda che viene in mente è, naturalmente, perché? «Non c'è un perché, è un'operazione artistica fine a se stessa», risponde Pea Brain, «è un segnale». In realtà è un segnale «simpatico», poco fastidioso, Così la pensa anche un critico d'arte bolognese, che non vuole essere nominato (è proprio una mania...): «È un segno molto carino, che sembra provenire dalla mente di un pazzo, o di un bambino».
Pea Brain è però tutt'altro che pazza o infantile: «E semplicemente un graffito che vuole comunicare con la gente che passa, e un disegno gentile. l graffitisti di solito non fanno ciò, non tentano di comunicare, ed e perciò che le oche sono simpatiche». «Anzi approfitto dell'occasione per lanciare un appello», continua la disegnatrice, «non fate del male alle mie oche, non cancellatele...».
«lo lavoro sui muri da dieci anni», confessa Pea Brain, «e tante volte ho rischiato di essere beccata». Quando sono nate le oche? «Due anni fa, ed erano piuttosto piccole e in luoghi nascosti. Sono scaturite da un uovo con i piedi (dice mostrando un vecchio disegno, ndr), e si dividono in tre tipi: quelle buone e gentili, quelle “mongole" e quelle ubriache».
Al loro interno sono disegnati cuori, oggetti e via dicendo, sono incinte? «Ma no, hanno solo "mangiato", e quelle con i cuori sono innamorate... di Cane Cotto».
A Bologna vi sono molti ragazzi che graffitano i muri, e non solo quelli. E recente un'operazione che ha colpito i vagoni ferroviari della sub-urbana, un po' come a New York con la subway. Le ferrovie ora li stanno ridipingendo tutti.
Ma è legittimo, secondo un'ottica diffusissima andare a “sporcare” i muri altrui? «La città non è pura», rispondono Pea e Cane, «è piena di manifesti, di segnali stradali, di odori e sporcizia. Noi non facciamo altro che intervenire su una situazione già determinata».
Fino a quando continuerà il “gioco dell'oca”? «Difficile dirlo». Ma un fatto è certo: di questi ragazzi sentiremo parlare presto, e spesso, in relazione a manifestazioni artistiche.